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duration 5:08
Nicoletta the Giantess and the Dance of Light in the Room of Miniatures video from NicoleFetish
Nicoletta the Giantess and the Dance of Light in the Room of Miniatures by NicoleFetish The afternoon sun filtered through the lace curtains, painting the room with streaks of golden light. In the large bedroom, furnished with miniature furniture that looked like toys, Nicoletta stretched, yawning. She had just woken from her afternoon nap. Nicoletta was a giantess, at least thirty feet tall. Her hair was a waterfall, her skin was smooth as porcelain and her large eyes shone with an inner light. She wore a simple fishnet dress, too short to contain her long legs. In one fluid movement, Nicoletta rose from the four-poster bed that seemed like a cradle for her size. Her legs, long and slender, were exposed by the dress. Her skin was perfect, without a blemish, and the muscles flexed beneath the surface as she moved. Her toes, delicate despite their size, barely touched the plush carpet. Nicoletta approached the computer, intrigued by the commotion she could hear coming from the street below. She threw open the curtains, and her figure filled the entire window. The passersby, tiny as ants from that perspective, stopped with their mouths open, pointing at the giantess with amazement and fear. Nicoletta smiled, amused by their reaction. She bent slightly, resting her elbows on the windowsill, offering an even more spectacular view of her legs. Her feet, big as cars, seemed to touch the roofs of the lower houses. For a moment, time seemed to stop. The giantess framed by the window, the sun illuminating her skin, the tiny humans watching her with a mixture of fear and fascination. It was a surreal image, a scene out of a dream. Then, Nicoletta withdrew from the window, letting the curtains fall. The magic was broken, life resumed its course. But the memory of the giantess and her infinite legs remained imprinted in the minds of passersby, a secret whispered in awe. Il sole pomeridiano filtrava attraverso le tende di pizzo, dipingendo la stanza con strisce di luce dorata. Nella vasta camera da letto, arredata con mobili in miniatura che sembravano giocattoli, Nicoletta si stiracchiò, sbadigliando. Era appena sveglia dal suo riposino pomeridiano e i suoi muscoli erano ancora intorpiditi dal sonno. Nicoletta era una gigantessa, alta almeno dieci metri. I suoi capelli erano una cascata, la sua pelle era liscia come la porcellana e i suoi occhi grandi brillavano di una luce interiore. Indossava un semplice vestito a rete, troppo corto per contenere le sue lunghe gambe. Con un movimento fluido, Nicoletta si alzò dal letto a baldacchino che sembrava una culla per le sue dimensioni. Le sue gambe, lunghe e affusolate, erano scoperte dal vestito. La pelle era perfetta, senza un'imperfezione, e i muscoli si flettevano sotto la superficie mentre si muoveva. Le sue dita dei piedi, delicate nonostante le dimensioni, sfioravano appena il tappeto felpato. Nicoletta si avvicinò al pc, incuriosita dal trambusto che sentiva provenire dalla strada sottostante. Spalancò le tende, e la sua figura riempì l'intera finestra. I passanti, minuscoli come formiche da quella prospettiva, si fermarono a bocca aperta, indicando la gigantessa con stupore e timore. Nicoletta sorrise, divertita dalla loro reazione. Si piegò leggermente, appoggiando i gomiti sul davanzale, offrendo una vista ancora più spettacolare delle sue gambe. I suoi piedi, grandi come automobili, sembravano sfiorare i tetti delle case più basse. Per un momento, il tempo sembrò fermarsi. La gigantessa incorniciata dalla finestra, il sole che illuminava la sua pelle, i minuscoli umani che la osservavano con un misto di paura e fascino. Era un'immagine surreale, una scena uscita da un sogno. Poi, Nicoletta si ritirò dalla finestra, lasciando cadere le tende. La magia si ruppe, la vita riprese il suo corso. Ma il ricordo della gigantessa e delle sue gambe infinite rimase impresso nella mente dei passanti, un segreto sussurrato con timore reverenziale.
duration 2:25
A Symphony of Farts: My Unforgettable Night Out video from NicoleFetish
A Symphony of Farts: My Unforgettable Night Out by NicoleFetish The cold November wind whipped my face as I walked home from the "Velvet", the place where I had spent the evening with friends. We had celebrated Marco's birthday, with laughter, chatter and a few too many drinks. Drinks, as we know, has its side effects, and I was starting to feel the first signs of it. As I walked through the deserted streets, wrapped in an almost ghostly silence, a sinister rumbling made itself felt in my gut. A sudden pang crossed my stomach, followed by an uncontrollable need to release... air. I tried to resist, squeezing my buttocks with all my strength, but it was useless. A deep and cavernous sound broke the silence of the night, followed by a wave of heat that spread along my legs. I blushed with shame, hoping that no one had heard, but another rumbling, even more powerful than the previous one, made me understand that there was no escape. By now I was at the mercy of my rebellious intestines. I decided to abandon myself to my fate, letting nature take its course. A series of short, sharp bursts accompanied my steps, creating a strange nocturnal symphony. I felt like a wind instrument gone mad, unable to control the melody that was coming out of my body. Each step was accompanied by a new sound, each breath by a further emission. At first I felt mortified, imagining the amused or disgusted looks of the invisible passers-by. Then, however, a sense of liberation took hold of me. After all, I was only responding to a natural need, a primal call of my body. As I continued to walk, I even began to enjoy myself, imagining myself as a composer of flatulent music, a master of intestinal improvisation. When I finally arrived home, I was exhausted but strangely satisfied. I had faced my embarrassing situation with a mixture of resignation and irony, transforming a moment of discomfort into an almost cathartic experience. Closing the door behind me, I couldn't help but smile. The evening had been memorable, not only for the party with friends, but also for my personal symphony of nightly farts. Il vento gelido di novembre mi sferzava il viso mentre tornavo a casa dal "Velvet", il locale dove avevo passato la serata con gli amici. Avevamo festeggiato il compleanno di Marco, tra risate, chiacchiere e qualche bicchiere di troppo. L'alcol, si sa, ha i suoi effetti collaterali, e io iniziavo a sentirne i primi segnali. Mentre percorrevo le strade deserte, avvolte in un silenzio quasi spettrale, un brontolio sinistro si palesò nelle mie viscere. Una fitta improvvisa mi attraversò lo stomaco, seguita da un'irrefrenabile bisogno di liberare... aria. Cercai di resistere, stringendo i glutei con tutte le mie forze, ma fu inutile. Un suono profondo e cavernoso ruppe il silenzio della notte, seguito da un'ondata di calore che si propagò lungo le mie gambe. Arrossii di vergogna, sperando che nessuno avesse sentito, ma un altro brontolio, ancora più potente del precedente, mi fece capire che non c'era scampo. Ormai ero in balia dei miei intestini ribelli. Decisi di abbandonarmi al mio destino, lasciando che la natura facesse il suo corso. Una serie di scoppi, brevi e secchi, accompagnarono i miei passi, creando una strana sinfonia notturna. Mi sentivo come uno strumento a fiato impazzito, incapace di controllare la melodia che usciva dal mio corpo. Ogni passo era accompagnato da un nuovo suono, ogni respiro da un'ulteriore emissione. Inizialmente mi sentii mortificata, immaginando gli sguardi divertiti o disgustati dei passanti invisibili. Poi, però, un senso di liberazione si impadronì di me. In fondo, stavo solo rispondendo a un bisogno naturale, un richiamo primordiale del mio corpo. Continuando a camminare, iniziai persino a divertirmi, immaginando di essere un compositore di musica flatulenta, un maestro dell'improvvisazione intestinale. Quando finalmente arrivai a casa, ero esausta ma stranamente soddisfatta. Avevo affrontato la mia imbarazzante situazione con un misto di rassegnazione e ironia, trasformando un momento di disagio in un'esperienza quasi catartica. Chiudendomi la porta alle spalle, non potei fare a meno di sorridere. La serata era stata memorabile, non solo per la festa con gli amici, ma anche per la mia personale sinfonia di scoregge notturne.
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