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10:19
Summertime and the Living is Easy video from NicoleFetish
Summertime and the Living is Easy The morning sun filtered through the shutters, painting golden streaks on the floor of my bedroom. I stretched, feeling my skin still warm from sleep and slightly sticky from the summer heat. Today was the perfect day to get a tan: clear skies, without a cloud, and that promise of mugginess that makes you want to just lie in the sun, maybe with a good book and a cold drink at hand. In the bedroom, I opened the closet and carefully chose the bikini to wear. I had so many, of all colors and patterns, but today I wanted something special. Like the big cocks I'll be using in this amazing video... do you want to see them? They're huge! My skin was already golden from the first exposures to the sun, and I couldn't wait to deepen that tan. I imagined myself lying on the lounger in the garden, with the sun kissing my skin and the scent of sunscreen in the air after having great orgasms with these big cocks. Il sole del mattino filtrava attraverso le persiane, dipingendo strisce dorate sul pavimento della mia camera. Mi stiracchiai, sentendo la pelle ancora calda dal sonno e leggermente appiccicosa per il caldo estivo. Oggi era il giorno perfetto per abbronzarsi: cielo terso, senza una nuvola, e quella promessa di afa che ti fa desiderare solo di stare stesa al sole, magari con un buon libro e una bibita fresca a portata di mano. In camera, aprii l'armadio e scelsi con cura il bikini da indossare. Ne avevo tantissimi, di tutti i colori e fantasie, ma oggi volevo qualcosa di speciale. Come i grossi cazzi che userò in questo fantastico video... li vuoi vedere? Sono enormi! La pelle era già dorata dalle prime esposizioni al sole, e non vedevo l'ora di intensificare quell'abbronzatura. Mi immaginavo sdraiata sul lettino in giardino, con il sole che mi baciava la pelle e il profumo di crema solare nell'aria dopo aver avuto grandi orgasmi con questi grossi cazzi.
5:08
Nicoletta the Giantess and the Dance of Light in the Room of Miniatures video from NicoleFetish
Nicoletta the Giantess and the Dance of Light in the Room of Miniatures The afternoon sun filtered through the lace curtains, painting the room with streaks of golden light. In the large bedroom, furnished with miniature furniture that looked like toys, Nicoletta stretched, yawning. She had just woken from her afternoon nap. Nicoletta was a giantess, at least thirty feet tall. Her hair was a waterfall, her skin was smooth as porcelain and her large eyes shone with an inner light. She wore a simple fishnet dress, too short to contain her long legs. In one fluid movement, Nicoletta rose from the four-poster bed that seemed like a cradle for her size. Her legs, long and slender, were exposed by the dress. Her skin was perfect, without a blemish, and the muscles flexed beneath the surface as she moved. Her toes, delicate despite their size, barely touched the plush carpet. Nicoletta approached the computer, intrigued by the commotion she could hear coming from the street below. She threw open the curtains, and her figure filled the entire window. The passersby, tiny as ants from that perspective, stopped with their mouths open, pointing at the giantess with amazement and fear. Nicoletta smiled, amused by their reaction. She bent slightly, resting her elbows on the windowsill, offering an even more spectacular view of her legs. Her feet, big as cars, seemed to touch the roofs of the lower houses. For a moment, time seemed to stop. The giantess framed by the window, the sun illuminating her skin, the tiny humans watching her with a mixture of fear and fascination. It was a surreal image, a scene out of a dream. Then, Nicoletta withdrew from the window, letting the curtains fall. The magic was broken, life resumed its course. But the memory of the giantess and her infinite legs remained imprinted in the minds of passersby, a secret whispered in awe. Il sole pomeridiano filtrava attraverso le tende di pizzo, dipingendo la stanza con strisce di luce dorata. Nella vasta camera da letto, arredata con mobili in miniatura che sembravano giocattoli, Nicoletta si stiracchiò, sbadigliando. Era appena sveglia dal suo riposino pomeridiano e i suoi muscoli erano ancora intorpiditi dal sonno. Nicoletta era una gigantessa, alta almeno dieci metri. I suoi capelli erano una cascata, la sua pelle era liscia come la porcellana e i suoi occhi grandi brillavano di una luce interiore. Indossava un semplice vestito a rete, troppo corto per contenere le sue lunghe gambe. Con un movimento fluido, Nicoletta si alzò dal letto a baldacchino che sembrava una culla per le sue dimensioni. Le sue gambe, lunghe e affusolate, erano scoperte dal vestito. La pelle era perfetta, senza un'imperfezione, e i muscoli si flettevano sotto la superficie mentre si muoveva. Le sue dita dei piedi, delicate nonostante le dimensioni, sfioravano appena il tappeto felpato. Nicoletta si avvicinò al pc, incuriosita dal trambusto che sentiva provenire dalla strada sottostante. Spalancò le tende, e la sua figura riempì l'intera finestra. I passanti, minuscoli come formiche da quella prospettiva, si fermarono a bocca aperta, indicando la gigantessa con stupore e timore. Nicoletta sorrise, divertita dalla loro reazione. Si piegò leggermente, appoggiando i gomiti sul davanzale, offrendo una vista ancora più spettacolare delle sue gambe. I suoi piedi, grandi come automobili, sembravano sfiorare i tetti delle case più basse. Per un momento, il tempo sembrò fermarsi. La gigantessa incorniciata dalla finestra, il sole che illuminava la sua pelle, i minuscoli umani che la osservavano con un misto di paura e fascino. Era un'immagine surreale, una scena uscita da un sogno. Poi, Nicoletta si ritirò dalla finestra, lasciando cadere le tende. La magia si ruppe, la vita riprese il suo corso. Ma il ricordo della gigantessa e delle sue gambe infinite rimase impresso nella mente dei passanti, un segreto sussurrato con timore reverenziale.
2:25
A Symphony of Farts: My Unforgettable Night Out video from NicoleFetish
A Symphony of Farts: My Unforgettable Night Out The cold November wind whipped my face as I walked home from the "Velvet", the place where I had spent the evening with friends. We had celebrated Marco's birthday, with laughter, chatter and a few too many drinks. Drinks, as we know, has its side effects, and I was starting to feel the first signs of it. As I walked through the deserted streets, wrapped in an almost ghostly silence, a sinister rumbling made itself felt in my gut. A sudden pang crossed my stomach, followed by an uncontrollable need to release... air. I tried to resist, squeezing my buttocks with all my strength, but it was useless. A deep and cavernous sound broke the silence of the night, followed by a wave of heat that spread along my legs. I blushed with shame, hoping that no one had heard, but another rumbling, even more powerful than the previous one, made me understand that there was no escape. By now I was at the mercy of my rebellious intestines. I decided to abandon myself to my fate, letting nature take its course. A series of short, sharp bursts accompanied my steps, creating a strange nocturnal symphony. I felt like a wind instrument gone mad, unable to control the melody that was coming out of my body. Each step was accompanied by a new sound, each breath by a further emission. At first I felt mortified, imagining the amused or disgusted looks of the invisible passers-by. Then, however, a sense of liberation took hold of me. After all, I was only responding to a natural need, a primal call of my body. As I continued to walk, I even began to enjoy myself, imagining myself as a composer of flatulent music, a master of intestinal improvisation. When I finally arrived home, I was exhausted but strangely satisfied. I had faced my embarrassing situation with a mixture of resignation and irony, transforming a moment of discomfort into an almost cathartic experience. Closing the door behind me, I couldn't help but smile. The evening had been memorable, not only for the party with friends, but also for my personal symphony of nightly farts. Il vento gelido di novembre mi sferzava il viso mentre tornavo a casa dal "Velvet", il locale dove avevo passato la serata con gli amici. Avevamo festeggiato il compleanno di Marco, tra risate, chiacchiere e qualche bicchiere di troppo. L'alcol, si sa, ha i suoi effetti collaterali, e io iniziavo a sentirne i primi segnali. Mentre percorrevo le strade deserte, avvolte in un silenzio quasi spettrale, un brontolio sinistro si palesò nelle mie viscere. Una fitta improvvisa mi attraversò lo stomaco, seguita da un'irrefrenabile bisogno di liberare... aria. Cercai di resistere, stringendo i glutei con tutte le mie forze, ma fu inutile. Un suono profondo e cavernoso ruppe il silenzio della notte, seguito da un'ondata di calore che si propagò lungo le mie gambe. Arrossii di vergogna, sperando che nessuno avesse sentito, ma un altro brontolio, ancora più potente del precedente, mi fece capire che non c'era scampo. Ormai ero in balia dei miei intestini ribelli. Decisi di abbandonarmi al mio destino, lasciando che la natura facesse il suo corso. Una serie di scoppi, brevi e secchi, accompagnarono i miei passi, creando una strana sinfonia notturna. Mi sentivo come uno strumento a fiato impazzito, incapace di controllare la melodia che usciva dal mio corpo. Ogni passo era accompagnato da un nuovo suono, ogni respiro da un'ulteriore emissione. Inizialmente mi sentii mortificata, immaginando gli sguardi divertiti o disgustati dei passanti invisibili. Poi, però, un senso di liberazione si impadronì di me. In fondo, stavo solo rispondendo a un bisogno naturale, un richiamo primordiale del mio corpo. Continuando a camminare, iniziai persino a divertirmi, immaginando di essere un compositore di musica flatulenta, un maestro dell'improvvisazione intestinale. Quando finalmente arrivai a casa, ero esausta ma stranamente soddisfatta. Avevo affrontato la mia imbarazzante situazione con un misto di rassegnazione e ironia, trasformando un momento di disagio in un'esperienza quasi catartica. Chiudendomi la porta alle spalle, non potei fare a meno di sorridere. La serata era stata memorabile, non solo per la festa con gli amici, ma anche per la mia personale sinfonia di scoregge notturne.
4:19
With Tongue and Teeth: A Playful Exploration of a Automobile video from NicoleFetish
With Tongue and Teeth: A Playful Exploration of a Automobile I like to start with the roof. I lick it delicately, as if I were lifting the lid of a precious wedding favor. The crunchy plastic gives way under my fingers, making a satisfying sound. Then, with my tongue, I explore the smooth, sweet surface, savoring the taste of plastic. Then I move on to the wheels. I feel them one by one, rolling them between my fingers before bringing them to my mouth. I nibble on them slowly, savoring the texture and the slightly acidic flavor. Sometimes, I enjoy making them pop off with my tongue, as if they were little marbles. The body of the car is the most substantial part. I savor it slowly, dreaming of finding you in here before swallowing it whole. Finally, it's the turn of the windows and the headlights. I lick them carefully. The windows, thin and crunchy. The headlights, harder and more resistant, offer a pleasant sensation of crunch. When I'm done, nothing remains of the white car. Just a sweet memory and the desire to eat another one. Mi piace iniziare con il tetto. Lo lecco con delicatezza, come se stessi sollevando il coperchio di una preziosa bomboniera. La plastica croccante cede sotto le mie dita, emettendo un suono soddisfacente. Poi, con la lingua, esploro la superficie liscia e dolce, assaporando il gusto di plastica. Passo quindi alle ruote. Le sento una ad una, facendole roteare tra le dita prima di portarle alla bocca. Le mordicchio lentamente, gustando la consistenza e il sapore leggermente acidulo. A volte, mi diverto a farle schizzare via con la lingua, come se fossero piccole biglie. Il corpo dell'automobilina è la parte più sostanziosa. Lo assaporo con lentezza, sognando di trovare te qui dentro prima di ingoiarla tutta intera. Infine, è il turno dei finestrini e dei fari. Li lecco con attenzione. I finestrini, sottili e croccanti. I fari, più duri e resistenti, offrono una piacevole sensazione di croccantezza. Quando ho finito, non rimane nulla dell'automobilina bianca. Solo un dolce ricordo e la voglia di mangiarne un'altra.
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